«Un tempo per uccidere e un tempo per curare», e lo ricorda ai governi che, con il pretesto di fare “guerre umanitarie”, costringono i loro giovani a vivere nella contraddizione di uccidere e curare insieme.
«Un tempo per abbracciare e un tempo per trattenersi dall’abbracciare», e lo ridice ai tanti che vorrebbero stare sempre abbracciati, e più ancora ai “vecchi saggi” che stigmatizzano ogni abbraccio.
«Un tempo per nascere e un tempo per morire», e lo ricorda a coloro che, scelta la tecnica invece della natura, non lasciano morire in pace, arrogandosi il diritto d’imporre la vita artificiale.
«Un tempo per cercare e un tempo per perdere», (non per trovare, dice Qoelet), e lo rinfaccia ai “maestri” in cappa magna che, illusi di aver “trovato” tutto, hanno sospeso l’attività degna dell’uomo, “cercare”, e condannano così sé e gli altri a “perdere” e a “perdersi”.